Mangiare insieme qualcosa di buono: così si vince la psicosi

Cosa significa per un ristoratore oggi restare aperto ad attendere i clienti, acquistando tutti i giorni materie prime fresche e mantenendo tutto il personale? La risposta è nei ristoratori che ogni giorno continuano a farlo per dare ai clienti un’esperienza sempre nuova aiutandoli a distrarsi in un momento cosi delicato.

Non si viaggia più, non si va a scuola, non si va a teatro, al cinema, ai concerti: l’Italia si blocca e l’economia del Paese ne risente così come ne risentono la positività e l’umore delle persone, ancora più bloccate dalla psicosi che il Coronavirus ha attivato oltre all’influenza.

Rintanate in casa da Nord a Sud ad interrogarsi sul domani, ma cos’è più pericoloso, il contagio o la paura del contagio? La paura blocca, atterrisce e spegne l’entusiasmo anche per le piccole gioie quotidiane.

Da tredici anni su salentovip.it vi raccontiamo la ristorazione al Sud, nel Salento in particolare, e oggi più di ieri vogliamo fare un plauso a tutti quei ristoratori che lottano ogni giorno con sacrificio per mantenere alta la qualità offerta e per dare qualcosa in più di una cena al cliente, un’esperienza da vivere.

Recarsi al ristorante per una cena in compagnia della persona amata, amici o parenti, in questi giorni di confusione e allarmismo, è un gesto semplice che scioglie i nervi e placa i nervosismi per lasciarsi andare alla cosa più semplice e distensiva che c’è: mangiare insieme qualcosa di buono, appagante.

Le conseguenze di questo periodo, infatti, già si fanno sentire: sempre meno persone si recano al ristorante, in pizzeria o più semplicemente nei bar anche solo a fare colazione e questo non succede solo in Lombardia, dove un’ordinanza ha espressamente affermato che i locali che prevedono la somministrazione assistita, quindi al tavolo, di alimenti e bevande non sono soggetti a restrizioni di orari e possono rimanere aperti così come previsto per i ristoranti. Il vincolo da rispettare è il numero massimo di coperti previsto dall’esercizio, dunque non un sovraccarico di persone. Quest’ordinanza, valida per la regione Lombardia e le zone cosiddette rosse, non comprende il nostro territorio che però sembra spaventato e pronto a mettersi preventivamente in una quarantena apparente.

Fermiamoci quindi a pensare quanto possa fare male a noi stessi mettere in stand by le nostre vite perdendo anche i piccoli piaceri quotidiani, il caffè con un collega, la pizza con gli amici, la birra al pub, il pesce fresco in un ristorantino di mare. Al tempo stesso riflettiamo sui dati che ci arrivano dal Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che quantifica il danno previsto per l’emergenza derivata dal coronavirus in una perdita, sul primo quadrimestre, di 2 miliardi di euro di fatturato in tutti i pubblici esercizi che si traduce in 20mila posti di lavoro. Ad oggi si stima che il fatturato dei pubblici esercizi in alcune aree sia calato fino a picchi  dell’80%. Perdite che, ovviamente, valgono anche per molti altri settori che stanno soffrendo a causa delle restrizioni e della paura. 

Cosa significa per un ristoratore oggi restare aperto ad attendere i clienti, acquistando tutti i giorni materie prime fresche e mantenendo tutto il personale? Cosa vuol dire, ogni giorno, sollevare la saracinesca di un’attività? La risposta è nel sorriso di chi, malgrado tutto, continua ad aprire, a lavorare, ad andare avanti e con la cordialità, la tenacia e la determinazione di sempre, attende i propri clienti per far passare loro un’ora e mezza, due di tranquillità, distrazione e gusto.

Marcella Barone